Per quelli che studiano sotto la prospettiva del fondo antropologico, la relazione terapeutica è considerata come interazione e legame che si stabilisce tra due persone, con l’intenzione di esercire un effetto benefico su una malattia, un “lamento” d’uno dei protagoniste, attraverso l’uso di certe tecniche e la trasmissione di certi poteri. Quindi, la relazione terapeutica è così antica quanto l’umanità stessa (Bucher, 1989). La ricerca del fondo antropologico favorisce una comprensione migliore della relazione terapeutica in se stessa. Se d’una parte lo studio di una relazione terapeutica primitiva rivela elementi di questa eredità, d’altra ne permetti chiarire aspetti dell’attuale (Bucher, 1989).
Lévi-Strauss (1995) analizza il racconto d’una cura sciamanistica. La domanda che l’autore sottomette è: come è possibile che una terapeutica psicologica, applicata ad una perturbazione organica sia efficace? Propone allora, di fare un paragone tra sciamanismo e psicoterapia, che permetterà chiarire alcuni aspetti della cura sciamanistica e, allo stesso tempo alcune questioni oscure della psicoterapia.
La relazione psicoterapeutica è stata influenzata dal modello di relazione medico-paziente, che ha lasciato in essa il marchio del meccanicismo, nel quale come il medico, il psicoterapeuta era (alle volte lo è ancora) una specie di meccanico della mente o dello psichico avariato e che necessita di sistemazione. La ricerca del rigore di scientificità ha segnato la storia della psicologia e, indirettamente, della sua sorella, la psicoterapia.
L'esistenzialismo ha portato per la psicologia e la psicoterapia nuove basi concettuali. Per Bucher (1989), l'approccio fenomenologico-esistenziale considera con una nuova luce la relazione psicoterapeutica. Secondo questo approccio, per il terapeuta l'altro è un compagno in uguaglianza di condizioni, nello stesso livello di comunione nell'essere li. La psicoterapia è una situazione umana dell'essere insieme, e suo risultato dipende di forze comuni del terapeuta e del paziente. E' una variazione di quello che sempre e ad ogni posto succede, tra due persone che convivono tra sé, condividendo le stesse realtà esistenziali. Per la psicoterapia, la disponibilità terapeutica, il mettersi-a-servizio-dell'altro, ha come obiettivo il propiziare all'individuo, una rivelazione del mondo che li sia liberatrice. Questo obiettivo è raggiunto quando avviene un incontro di comunicazione esistenziale, in un'interazione telica. La tele è sempre rapporto di doppia-direzione… La reciprocità telica è la caratteristica comune a tutta esperienza di incontro totale (Moreno). Frankl (1978, p.59) afferma che se l'essere umano è auto-trascendente, l'incontro deve essere indirizzato ad un senso.
Una questione basica nella discussione della relazione psicoterapeutica è: cosa ci fa essere persone? Dinis (2000) indica che "il carattere relazionale dell'essere umano è costitutivo della sua identità personale, essendo questa relazionalità analizzata nel contesto delle scienze naturali, incluse le proprie scienze cognitive, e non a margine di esse o, ancora meno, in conflitto con loro" (Dinis, 2000, p.3).
Frankl (1994) chiama persona qualcuno che possa comportarsi liberamente… "la persona è quella dimensione dell'uomo che è capace di opporsi sempre, opporsi a qualunque posizione, non solo ad una posizione esterna, ma anche interna". La persona è dinamica, facoltativa e si espressa attraverso il suo organismo psicofisico, attraverso quello che chiamiamo personalità.
Chiara afferma: nessuno è così Io, così persona, come colui che per salvare la trascendenza dell'altro trascende se stesso negandosi (esempi di Gesù, padre Kolbe, madre Teresa…). E' questo il più autentico "umanesimo" che si possa concepire e raggiungere (Lubich, 1999).
Cavaleri e Trapken (2003) concludono dopo vari studi che "…i tempi sono […] maturi per comprovare che la persona umana, oltre al desiderio e alla razionalità, è anche relazione" (2003, p.26).
L'interesse delle neuroscienze si sta spostando, negli ultimi anni, a temi come altruismo, empatia, e intersoggettività, forse come risultato di una certa insoddisfazione con le moderne concezioni sulla mente. Prima, questi temi facevano parte dell'orbita della filosofia e della psicologia (Maldonato, 2006, p.67).
La scoperta a caso dei chiamati neuroni specchio, a metà decada di 90', marca l'inizio di interessanti ricerche nel campo delle neuroscienze. I neuroni specchio sparano non solo quando realizziamo determinata azione, ma anche quando osserviamo qualcuno realizzare queste azione. Vale a dire che facciamo mentalmente tutto quello che vediamo qualcuno fare. E' come si provassimo o imitassimo mentalmente tutta l'azione osservata. I neuroni specchio ci aiutano a capire come impariamo, come intendiamo gli altri e come è stato possibile l'emergere della cultura (Dobbs, 2006, p.48).
Commentando la constatazione dell'Organizzazione Mondiale di Salute che, il ventesimo secolo ha registrato un aumento di alterazione psichiche maggiore che l'aumento della popolazione mondiale, Lukas (1998) riconosce che si è sviluppato anche, allo stesso periodo, un nuovo ramo della scienza: la psicologia e, colei la psicoterapia. Continua, però il dubbio se queste due sorelle possono portare la "salvezza" desiderata.
La domanda che rimane è: il modello di relazione terapeutica che arriva fino a noi, sarà definitivo e insormontabile o potrà essere superato? Se l'alternativa scelta è stata la seconda, quale potrà essere il riferimento per questo nuovo modello?
Chiara Lubich ha detto: Noi vediamo Gesù in tutti, perché Lui è nascosto in tutti, e cerchiamo di trattare tutti come si fossero Gesù… Facendoci uno entriamo nell’altro, cerchiamo veramente di amarlo usando il sistema – diciamo – della Santissima Trinità, dove una persona si annulla davanti all’altra e… in questa si realizza… Il nostro è un modo sopranaturale di trattare le persone, alle quale porta consapevolezza e auto-realizzazione. E’ un modo magnifico di realizzare le persone. Di certa forma è la pedagogia di Gesù (Lubich, 2001, p. 265-270).
Crediamo che in questo discorso Chiara stabilisca un nuovo paradigma per il rapporto psicoterapeutico, avendo come modello la relazione delle persone della Santissima Trinità. Davanti al cliente la postura del terapeuta dovrebbe essere quella di annullarsi (mettere da parte il proprio pensiero, la conoscenza, le teorie), farsi uno, cercando di vedere in lui la sua vera personalità, che è la persona di Gesù dentro lui, nel quale il rapporto avviene di Gesù terapeuta a Gesù cliente e, in questa reciprocità, per la presenza di un Altro nella relazione, succede la cura. In questo modo il rapporto psicoterapico sarà un incontro esistenziale di due uguali come essere umani, anche se con ruoli diversi, entrambe le parte contribuendo per il ristabilimento della salute psichica.
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